MILANO – Pambianco ha condotto due analisi sui bilanci delle aziende italiane del comparto turistico nel corso del 2021, attribuendo un ranking per Tour Operator e Hotellerie.
L’ufficio studi Pambianco ha stilato una classifica per fatturati dei 10 top player italiani fra i Tour Operator ed un ranking basato sugli ebida margin per quanto concerne i top five dell’hotellerie.
La Top Ten dei Tour Operator
La top ten per fatturato degli operatori dell’intermediazione turistica mostra qualche segno positivo, con crescite addirittura a tre cifre, soprattutto per chi ha investito sul mercato interno. Nel complesso, però, dopo un 2020 disastroso, anche il 2021 per il mondo del tour operating è da dimenticare. Considerando la classifica elaborata da Pambianco sui primi 10 operatori per fatturato della distribuzione organizzata (escluse le agenzie), il 2021 si chiude con un calo medio del 25% contro la frenata del 69% del 2020, ma i due valori negativi purtroppo si assommano e portano negli ultimi a un calo importante del turnover di queste aziende dell’intermediazione turistica.
Nel 2021, comunque, alcune società sono riuscite a performare meglio rispetto all’anno precedente e a chiudere con valori positivi. In particolare, sono state premiate le realtà che lavorano prevalentemente sul mercato domestico. È il caso di Boscolo Tours il cui fatturato è cresciuto del + 118% sul 2020 attestandosi a 20 milioni, e anche di Futura Vacanze, che ha raddoppiato il suo giro d’affari rispetto all’esercizio precedente passando da 23 milioni di euro nel 2020 a 47 milioni nel 2021. Crescita, anche se “solo” a due cifre, anche per Nicolaus Tour (+44,6%) e per Imperatore Travel World (+58,7%).
Andando oltre la top ten e allargando lo sguardo al composito e atomizzato settore del tour operating italiano, sono pochi gli operatori che si focalizzano sul mercato Italia, perché la maggior parte sono specializzati in outgoing e molti in lungo raggio. Quest’ultimo è stato il più penalizzato a causa dell’interdizione ai viaggi che vigeva l’anno scorso verso le destinazioni extra Schengen e che è stata solo parzialmente risolta dai “corridoi turistici” attivati solo verso fine 2021 e solo per pochi Paesi.
Anche comparto hotellerie ha dovuto far fronte a dodici mesi disomogenei, sia perché i mesi iniziali in lockdown hanno inevitabilmente sacrificato volumi e opportunità, sia perché le strutture più grandi e di posizionamento medio hanno sofferto più dei cinque stelle lusso. Va da sé che a partire dalla primavera, le camere hanno ricominciato a riempirsi.
La redditività di alcuni gruppi italiani dell’Hotellerie
Pambianco ha voluto analizzare questo anno “atipico” focalizzandosi sull’ebitda margin, cioè sul rapporto tra margine operativo lordo e fatturato. Quella voce che, in sostanza e più di ogni altra, dà il senso della prestazione reale di un’azienda, soprattutto nei confronti della concorrenza. Un indicatore che, tra gli altri aspetti, è strettamente legato alle condizioni di efficienza interna di una società e alle dinamiche esterne del mercato di appartenenza: che in questo momento storico, come noto, sono piuttosto incontrollabili.
Lo studio è stato condotto in primo luogo prendendo in considerazione tutte le società italiane con un volume d’affari superiore ai 35 milioni di euro nel 2021, quindi raccogliendo i dati dell’ultimo triennio attraverso la Camera di Commercio e le aziende stesse.
La classifica Top Five: il ranking dell’hotellerie
La classifica Top Five in funzione della marginalità, che vuole stilare il ranking dell’hotellerie, vede Sardegna Resort sul gradino più alto del podio con il 32%, Villa d’Este in seconda posizione con il 22%, quindi si prosegue con la divisione alberghiera di Alpitour con il 20%, Bluserena al 19%, e, a chiudere, Aeroviaggi con il 17%.
Entrando nel dettaglio, e arrivando a dare una lettura dimensionale del risultato, abbiamo Sardegna Resort che ha maturato la sua performance registrando, in termini assoluti, 23,4 milioni di euro di margine operativo lordo su 73,3 milioni di fatturato, Villa d’Este, 7,5 milioni a fronte di 34,5 milioni, Voihotels/Alpitour con 16,1 milioni su 80,6 milioni, Bluserena 12,8 milioni su 69 milioni fino ad arrivare a Aeroviaggi con 9,9 milioni su 58,9 milioni di ricavi.
Come accennato, il comparto ricettivo tricolore ha viaggiato a doppia velocità e infatti va registrato il momento di sofferenza di realtà come Hotelturist che sui 56,3 milioni di fatturato è andata in negativo di 1,1 milioni, mentre Gruppo Una, con un volume a 64,2 milioni di euro ha registrato un margine operativo lordo in rosso per 14 milioni. In controtendenza ma con un dato single digit c’è Blu Hotels, che ha segnato 3,9 milioni su 44,5 milioni di euro di fatturato, per un ebitda margin al 9%.
Il 2021 dell’hotellerie italiana ha marciato a due velocità. Spedito per l’alto di gamma, con passo lento e pesante per l’offerta media e business.
Come noto, il contesto non è stato dei migliori, perché alle chiusure imposte dal lockdown, che tra l’altro ha colpito le regioni in maniera non uniforme, si sono aggiunti i primi effetti degli aumenti dei costi conseguenti la bulimia cinese sulle materie prime e il non indifferente impatto che ha avuto l’incidente della portacontainer Evergreen nel Canale di Suez. Il livello di marginalità non soddisfacente di alcuni gruppi dipende però anche da una gestione non efficiente della struttura dei costi e da un’offerta pensata più per crescere in termini di volumi che pe salvaguardare la marginalità.
Il timido ottimismo dell’Hotellerie nel 2022
Per quanto riguarda l’esercizio in corso, infine, vige un timido ottimismo. Timido perché, se è vero che gli hotel hanno ricominciato a far lavorare a pieno ritmo le proprie reception, è altrettanto vero che a far tremare i contabili sono gli effetti della guerra russo-ucraina. Perché da una parte è venuta meno una categoria di avventori alto-spendente, dall’altra si sono verificati aumenti sconsiderati dei costi energetici che, oltre a coinvolgere direttamente le strutture (riscaldamento, aria condizionata, cucina), influiscono sui bilanci con rincari che non risparmiano praticamente nessuna voce di spesa. È per questo che, quest’anno più che mai, il ragionare sull’annualità diventa un puro esercizio di stile.