Il mondo del whisky giapponese è ricco di storie affascinanti e di distillerie che hanno contribuito a plasmare l’identità di questa straordinaria bevanda. Tra queste, spicca la storia di Shirakawa, una distilleria che ha segretamente sfornato un distillato di altissima qualità, per poi scomparire nel nulla. Tuttavia, come spesso accade nelle narrazioni più avvincenti, questa distilleria è tornata alla ribalta in modo rocambolesco, entrando a far parte delle leggende che circondano il mondo del whisky giapponese.

La nascita di Shirakawa

La storia di Shirakawa inizia nel lontano 1939, nella città omonima nella prefettura di Fukushima. Fondata da Daikoku Budoshu, la distilleria ha iniziato a operare nel settore degli alcolici, per poi focalizzarsi sulla produzione di shochu, vino e brandy. Nel 1951 Shirakawa entra nel mondo del whisky di malto: un whisky che non è mai stato commercializzato come Single Malt, ma piuttosto destinato a essere utilizzato nei marchi di Blended Whisky King e Ideal di Takara. Questo particolare ruolo nell’industria del whisky avrebbe contribuito alla sua scomparsa.

Il cambiamento nel panorama del whisky giapponese

Alla fine degli anni ’60, il panorama del whisky giapponese subisce un cambiamento significativo: molti produttori iniziano ad importare whisky sfuso dalla Scozia. Questa pratica si diffonde anche presso Takara Shuzo, l’azienda madre di Shirakawa, il cui blend continuava a incorporare il malto Shirakawa. Nonostante questo, nel 1969 la produzione di whisky presso la distilleria giunge al termine.

Il ritrovamento miracoloso

L’interesse per la storia di Shirakawa è stato ravvivato da Stephen Bremner, Managing Director di Tomatin, che si è chiesto il motivo della scarsità di informazioni riguardo al Single Malt prodotto da questa distilleria. Dopo una serie di ricerche, Bremner entra in possesso di preziose informazioni dalle mani di un collega giapponese. La scoperta di un vecchio tank pieno di whisky dimenticato, risalente al 1958, dà il via a una vera e propria caccia al tesoro. Il tank, contenente il prezioso distillato, viene alla fine rinvenuto nei magazzini di Takara Shuzo a Kurokabegura, a oltre 1000 chilometri dalla distilleria originale.

Un tesoro eccezionale

L’analisi condotta da istituti di ricerca scozzesi conferma l’autenticità del liquido contenuto nel tank, identificandolo come l’ultimo lotto di Single Malt prodotto da Shirakawa. Ciò che rende questo ritrovamento così straordinario è che il whisky giapponese di Shirakawa non è mai stato commercializzato, facendo sì che questo lotto sia diventato un vero e proprio oggetto di culto. In un’epoca in cui il whisky giapponese gode di una popolarità senza precedenti, la scoperta di un tesoro come lo Shirakawa 1958 assume un’importanza ancora maggiore.

Il profilo del whisky giapponese Shirakawa

Il libretto ritrovato dettaglia il processo di produzione di questo prezioso whisky. Dall’orzo giapponese utilizzato al lievito, dalla fermentazione alla distillazione in alambicchi di rame, ogni fase riflette l’attenzione al dettaglio che ha caratterizzato la produzione di Shirakawa. Le botti di quercia Mizunara di Tohoku e Hokkaido hanno contribuito alla maturazione di questo distillato, conferendogli un profilo unico.

Il libretto, tuttavia, non indica quando il whisky è stato rimosso dalla botte: secondo le analisi chimiche dovrebbe esserci rimasto per alcuni decenni, ma probabilmente intorno alla fine degli anni Ottanta è stato trasferito in contenitori di ceramica, simili a quelli per lo shochu, e poi spostato nel tank di acciaio, probabilmente intorno al momento della demolizione della distilleria, nel 2001.

Il mistero rimane per tanti aspetti: quello che rimane evidente è la qualità e la rarità di 1500 bottiglie, le uniche di Shirakawa disponibili nel mondo.

Come commenta il noto esperto di whisky Serge Valentin: “Il vero miracolo, qui, non è tanto che abbiano trovato una scorta di Shirakawa, ma che sia così buona. Forse è questo il motivo per cui qualche gentiluomo giapponese, molto tempo fa, decise di conservare questo lotto e di salvarlo dalle grinfie dei Master Blender. Nel bicchiere non appare poi tanto diverso da alcuni vecchi Macallan distillati in anni simili”.

Note di degustazione

Naso – mostra complessi strati di aromi cerosi e di rovere, pur conservando una vivacità davvero eccezionale. Frutta dolce e marzapane, ananas candito e liquore all’arancia sono in primo piano, lasciando gradualmente spazio a note più vegetalidi erba tagliata, caprifoglio e cocco. Un seducente profumo di incenso è accompagnato da aromi floreali e legnosi.

Palato – L’equilibrio tra maturità e vivacità continua anche nel palato. La mela e il lime sono rapidamente bilanciati da marzapane e dal cioccolato bianco. La parte fruttata e di frutta secca si evolve in un mix tropicale con una spolverata di cannella e zenzero.

Finale – Dolcemente le note fruttate si dissolvono lasciando morbidi sentori di nocciola, una leggera speziatura e un tocco affumicato.

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Francesco Russo

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