MILANO – Hygge, il bistrot dall’anima nordeuropea, dal 15 marzo apre le porte anche per il servizio serale. Dopo la colazione, il pranzo e il brunch del week end, la cucina confortevole di Hygge (pronunciato hugge) è pronta ad accogliere gli ospiti anche per la cena.
Dal mercoledì al venerdì, dalle 19.30 alle 23.00 un nuovo menu ideato dallo chef Nicola Cingolani. Un locale dove i materiali (legno e ferro), le piante e la luce giocano un ruolo centrale nella creazione di un ambiente che prima di tutto fa star bene le persone e le fa sentire a proprio agio.

I quattro bites della carta di Hygge
La carta si compone di quattro bites per stuzzicare l’appetito, sei portate principali, quattro contorni e due dolci. Un percorso che vede il vegetale tra i protagonisti principali. Una vera proposta hyggeling che porta a tavola il gusto al massimo della sua espressione. Tutto ruota attorno a un ingrediente protagonista del singolo piatto esaltato nella sua totalità, scarto compreso. L’intento dello chef è creare un filo conduttore tra le diverse culture gastronomiche, per realizzare ricette che siano tradizionali nel gusto, ma indipendenti dalla cucina di riferimento. E’ un concetto che richiama la cucina kaiseki, il cui scopo è mettere il cibo in armonia con le persone, in modo che l’esperienza sia il più piacevole possibile, attraverso l’utilizzo e il rispetto della materia prima di stagione utilizzata al culmine della sua freschezza, con un occhio di riguardo all’estetica. Una proposta che gioca con i contrasti in termini di consistenze e sapori: amaro/dolce, acidità/grasso senza mai dimenticare echi di affumicatura, brace e rotondità con chiare suggestioni orientali (Cingolani è stato a fianco di Tokuyoshi per un anno) e nordiche che si ritrovano nella scelta dei condimenti e delle cotture.





La reinterpretazione dei sapori della tradizione
Ogni piatto custodisce le esperienze dello chef, omaggiando e reinterpretando vecchie ricette, ingredienti “poveri” o dimenticati, legati a culture e territori specifici, non necessariamente italiani, per dare loro nuove sfumature nei sapori e nei profumi. Piatti di memoria, talvolta nostalgici, per suscitare nel commensale quel senso di familiarità e accoglienza nel quale riconoscersi e “tornare a casa”. Alcuni esempi: il “Socarrat di pasta e patate”, la “Zuppa di fagioli, uovo marinato, scalogno stufato e katsuobushi”, l’“Involtino di razza, alga nori e rucola” o la “Sovracoscia di pollo alla brace con ciliegie fermentate, taggiasche e rosmarino” quest’ultimo piatto una rivisitazione di una ricetta marchigiana (regione di provenienza dello chef) realizzata con il pollo, rosmarino, olive verdi e vino bianco. I dolci sono curati da Silvia Radaelli, la pastry chef (la sua ultima esperienza è da Seta) che ama inserire sapori salati e insoliti nei dessert, come pure ortaggi e verdure. Imperdibile la Mousse di capra con rapa marinata, polline e noci. Un menu svincolato dalla rigida separazione tra primi piatti e secondi, che si sviluppa attraverso un susseguirsi di pietanze tra le quali l’ospite si muove liberamente, scegliendo ciò che preferisce.

I cinque signature mocktails di Hygge
Accompagna la carta una selezione di vini naturali e biologici provenienti dalla Toscana, dalla Sicilia, dal Veneto, dal Piemonte e Friuli Venezia Giulia, senza dimenticare la Francia. In alternativa, una nuova proposta di cinque cocktails analcolici (mocktails) realizzati in casa; bevande a base di frutta e spezie lavorate in modo da ottenere drink dalle personalità e dai contrasti ben definiti, riconducibili ai piatti del menu: dolce, acido, umami.
Hygge diventa così uno spazio all day long che si veste da sera. Uno luogo senza “effetti speciali”, dove stare insieme in modo informale e rilassante davanti a un buon piatto e il cui valore è dato dalla bellezza delle piccole cose. Situato al civico 3 di Via Sapeto.
Dove tutto ha inizio
Hygge (pronunciato hugge) è un sostantivo della lingua danese e norvegese che definisce un sentimento, un’atmosfera, una situazione legata al senso di comodità, accoglienza e familiarità. Il clima dei paesi nordici caratterizzato da estati brevi con poche ore di luce e inverni lunghi e bui ha favorito l’attitudine a ricercare nella propria casa il massimo comfort da condividere con la famiglia e gli amici. Hygge è un’attitudine così importante dell’essere danese da poterla considerare elemento identitario e culturale, parte del DNA nazionale. Si può spiegare come la ricerca di una felicità quotidiana attraverso cose semplici, che fanno stare bene, per assaporare i piccoli piaceri che rendono più leggera e godibile la vita.
L’atmosfera di Hygge
Situato in via Giuseppe Sapeto 3, a breve distanza dalla Darsena e dai Navigli, Hygge è un bistrot dalla vera anima nordeuropea. Un open space di 80 mq con bancone bar, 10 tavoli per 30 coperti e un angolo salotto. Un locale dove i materiali (legno e ferro), le piante e la luce giocano un ruolo centrale nella creazione di un ambiente che prima di tutto fa star bene le persone e le fa sentire a proprio agio. Una grande vetrata si affaccia sulla via consentendo di vedere lo “spettacolo” di ciò che accade appena fuori. Una luce calda, soffusa e avvolgente, coccola e rende tutto più intimo. Il tavolo in legno posizionato al centro, da 12 posti, invita a condividere il momento con amici o sconosciuti. Questa atmosfera racconta un unico intento: lo stare insieme. Stare insieme in modo informale, circondati da un’atmosfera rilassante che stimola a conoscersi. Una grande parete ospita “Atlus”, una carta geografica del mondo, un diario che raccoglie ricordi ed emozioni che si vuole condividere. Una mappa di esperienze vestita di polaroid posizionate in zone diverse. Un muro “vivo” e sempre in movimento grazie a chi vuole raccontarsi. Hygge è autenticità, spontaneità, informalità e leggerezza. Uno spazio senza “effetti speciali”, dove essere finalmente hyggelig, e il cui valore è dato dalle piccole cose e dalle persone che sorridono, parlano, leggono, mangiano e bevono. La proposta food&beverage è ricercata e di qualità, volta a sorprendere e stimolare il pubblico, a far conoscere qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non c’era.

Donato e Matteo Salcito, i proprietari di Hygge
Due fratelli, Donato il maggiore, classe 1984 e Matteo che di anni ne ha 34. Un percorso anomalo il loro quanto affascinante, che li ha portati nel 2017 ad aprire Hygge a Milano. Foggiani, dopo aver preso il diploma al liceo scientifico, Donato sceglie di trasferirsi a Milano, dove prende due lauree: in Lingue e letterature straniere all’Università Cattolica e Scienze e tecniche psicologiche in Bicocca. Matteo si diploma in ragioneria e sceglie di restare nella sua città natia dove si laurea in Economia e Business Administration. Dopo la prima laurea, Donato trascorre un anno e mezzo tra New York, Parigi e le Isole Canarie per imparare l’inglese e il francese e si mantiene facendo il cameriere in vari locali. Il mondo della ristorazione, la passione per il buon cibo è sempre stata molto presente in lui. Dopo la seconda laurea lascia di nuovo l’Italia e si trasferisce in Danimarca ad Aarhus dove frequenta il Master in Semiotica Cognitiva e svolge il ruolo di ricercatore all’università nell’omonimo dipartimento. Con la laurea in tasca, Matteo sceglie di trasferirsi a Melbourne in Australia per frequentare il Master in Luxury and Hospitality presso Skema Business School e successivamente inizia a lavorare in Melià Hotels International, catena spagnola di alberghi, in qualità di Revenue Manager. Trascorsi 6 mesi decide di prendersi un anno sabbatico, assieme ad alcuni amici acquista un camper e viaggia per l’Australia mantenendosi lavorando nelle farm. Dopo un anno riprende il percorso interrotto in Melia e si trasferisce in Polonia a Gdynia dove resta per 6 mesi per poi decidere di rientrare a Milano per frequentare il Master in Turismo Aziendale presso Uninform Group al termine del quale si trasferisce a Marbella dove lavora come Revenue Manager al Gran Melia Don Pepe hotel 5 stelle lusso. Nel 2016 i due fratelli decidono di abbandonare le loro rispettive carriere per dar voce a un desiderio, che si è fatto sentire con sempre maggiore forza grazie alle esperienze maturate all’estero e alimentato dalla passione per il buon cibo, la cucina e la convivialità: aprire un locale in Italia. Donato e Matteo decidono quindi di investire la loro formazione, in un progetto tutto loro, autonomo, e scelgono Milano quale città per realizzare il loro sogno. Per un anno studiano allo sviluppo del concept e dedicano il tempo alla ricerca della location migliore. All’estero hanno sperimentato realtà diverse, da ristoranti, a bistrot fino ai café in contesti culturali e sociali anche molto distanti tra loro. Tanti stimoli che sono poi confluiti in quella che è oggi l’estetica e il mood di Hygge. Hygge nasce nel 2017 dalla volontà di condividere l’amore per la cucina, i viaggi e la bellezza delle diverse culture. Una realtà aperta al mondo, in evoluzione, innovativa e dinamica, un punto di riferimento per chi dà valore al tempo.

Lo chef Nicola Cingolani
Galeotto fu il caffè. Un rituale quotidiano che ha fatto incontrare lo chef Nicola Cingolani con i fratelli Salcito. Nel 2018 Cingolani era chef de partie da “Tokuyoshi”, (1 stella Michelin nel 2015) e ogni giorno era solito trascorrere la sua pausa davanti a un caffè di Hygge, che si trova esattamente di fronte al ristorante giapponese. I tre si conoscono, familiarizzano sempre più, fino a che Donato e Matteo gli propongono la possibilità entrare nello staff di Hygge in qualità di chef. Cingolani accetta entusiasta perché per la prima volta può guidare una cucina, una grande occasione arrivata dopo tanti anni di gavetta. La sua storia parte da Morrovalle (Mc) dove nasce nel 1994 e dove frequenta la scuola alberghiera di Loreto. Nel 2013 da studente inizia a farsi le ossa al “Villaggio Punta del Diamante” alle Isole Tremiti e al “Parco Hotel” a Pallenzo. Nel 2015 con il diploma in mano lo troviamo al ristorante “Galileo” a Civitanova Marche in qualità di Chef de partie e un anno dopo a “Il pesce e il vino” a Macerata dove è Chef de partie. Nel 2018 si trasferisce a Milano per iniziare un nuovo percorso da “Tokuyoshi”, dove approfondisce sempre di più la conoscenza della materia prima e della tecnica. Con lo chef giapponese impara ad apprezzare la cucina kaiseki, quella che usa gli ingredienti stagionali al culmine della loro freschezza, in modo che possano esprimere il loro vero e naturale sapore. Un prezioso bagaglio di esperienza che si porterà nel 2019 da Hygge. La parentesi Covid lo porta nel 2021 a fare la stagione estiva al “Duna Chalet” a Civitanova Marche e poi al “Memorabilia” di Agrate Brianza (MB). Nell’estate del 2022 riprende da Hygge dove torna a essere chef di cucina. Il suo ingrediente preferito è l’aceto che usa per le salse o più semplicemente come elemento che sgrassa. Per lui la cucina è l’azione quotidiana più semplice e diretta per provare e regalare un immediato benessere. Quel benessere che si lega al piacere delle piccole cose, quel mood che rende unico Hygge.

La pastry chef Silvia Radaelli
Può una pasticcera essere anche una culturista? La risposta è si, ed è il caso di Silvia Radaelli. Due passioni, la pasticceria e l’attenzione alla forma fisica che ha sviluppato fin da piccola. Due discipline apparentemente distanti, ma che invece hanno tanti elementi in comune: il rigore, il tempo (fondamentale per studiare/capire/provare una ricetta e per il corpo che non è una macchina e deve abituarsi agli allenamenti, alla fatica), la disciplina, la precisione delle esecuzioni, senza dimenticare l’attenzione al dettaglio. A quattro anni, la nonna le ha insegnato a mettere le mani in pasta e già a quell’età praticava ginnastica artistica a livello agonistico. Lo farà per 10 anni, fino a che a 14 anni molla tutto e sceglie di continuare ad andare in palestra per il solo piacere di farlo per poi appassionarsi poco dopo alla pesistica che praticherà poi a livello professionistico. Classe 1998, bergamasca, si diploma al liceo scientifico della sua città. Una scuola che non ha amato molto, ma che è stata la spinta che l’ha indirizzata sempre più verso il mondo dei dolci. Non amava studiare le materie del liceo e a casa usava la pasticceria come valvola di sfogo. Dopo il liceo decide quindi di seguire la sua passione e nel 2018 si iscrive al corso di pasticceria alla Food Genius Academy a Milano. Alla fine del percorso frequenta uno stage al Felix Lo Basso Restaurant (1 stella Michelin) un’esperienza che le consente di consolidare le basi del mestiere e che le apre la strada alla pasticceria da ristorazione. Subito dopo la prima vera grande occasione al Seta (2 stelle Michelin) con lo chef con Antonio Guida all’interno del Mandarin Oriental. Vi arriva come stagista e in due anni diventa Demi Pastry Chef. Al Seta è un nuovo apprendimento sul metodo di lavoro, l’organizzazione, l’attenzione e il rispetto massimo per gli standard qualitativi. Nel 2021 decide di iniziare la sua avventura da Hygge come Pastry Chef per dare voce alla sua idea di pasticceria, qualcosa di maggiormente personale che si allontana dai canoni della ristorazione classica. Nei suoi dessert ama inserire sapori salati e insoliti usando anche ortaggi e verdure, come per esempio il cavolo viola, i finocchi, le carote, il tobinambur, la rapa. Tra i suoi dessert la mousse di capra con rapa marinata, polline e noci o la cheesecake con rafano.
Hygge è aperto il lunedì dalle 10.00 alle 15.30
Il mercoledì, il giovedì e il venerdì dalle 10.00 alle 15.30 e dalle 19.30 alle 23.00.
Il sabato e la domenica dalle ore 10.00 alle ore 16.00
Via Giuseppe Sapeto 3 – Milano
Telefono: 347.0361799 (solo whatsapp)
hyggemilano@gmail.com